Di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci
Ideazione e regia di Laura Sicignano
Con Patrizio Roversi e Luca Bizzarri / Roberto Serpi Lorenzo Capello alle percussioni
Era il 2007, io e Syusy eravamo appena tornati dal nostro viaggio in Sudamerica sulle tracce di Darwin assieme a varie Università, e io ero a Genova per partecipare al Festival della Scienza. Giro il Porto, mi piace l’atmosfera, entro in una bella biblioteca ricavata da un vecchio magazzino e – per caso, ovviamente – partecipo ad uno spettacolo per ragazzi. Partecipo, perché lo spettacolo era anche una animazione, in cui lo spettatore si sentiva coinvolto. Si intitola “Il naso di Darwin”, giusto quello che era (allora) il mio interesse principale. Lo spettacolo mi piace, perché è adattabile, non ha particolari pretese estetiche, esce dalle rigide regole del palcoscenico per misurarsi con spazi collettivi e soprattutto riesce ad “incartare” in una confezione clownesco-musical-comica-dialogante tutta una serie di contenuti interessanti. Essendo stato da poco indottrinato da biologi/antropologi/geologi riguardo all’Evoluzione Darwiniana, capisco che dietro al gioco teatrale c’è qualcuno che ha studiato, e ha fatto quello che secondo me va fatto sempre in qualunque gesto comunicativo, non importa se dedicato a ragazzi o adulti: spettacolarizzare per raccontare, giocare per divulgare, stupire per trasmettere qualche cosa di interessante. Dopodiché viene fuori l’autrice-regista: una peperina sgarzolina, corazzata dentro ad un serioso tailleur-pantalone knikerboker che faceva fatica a contenere la sua vitalità. E scopro che dietro al “Naso di Darwin” c’è un gruppo teatrale, di quelli “di una volta”, cioè che vengono dalla tradizione terzoteatrista degli anni ‘70 (la sede, il gruppo, le prove, il pulmino, l’impianto e le scene da montare e smontare, il territorio, il sociale, la politica, la ricerca, il perenne problema dei finanziamenti ecc), ma rivisitato da gente più giovane. Evidentemente in Emilia si conservano meglio i prosciutti, mentre a Genova si son conservate meglio le tradizioni e le strutture teatrali. Alla fine galeotto fu Darwin e chi lo de-scrisse, perché col Teatro CARGO io son riuscito a fare addirittura uno spettacolo, dedicato ai difficili rapporti fra il grande naturalista e il capitano del brigantino con cui fece il Giro del Mondo, Fitz Roy. Per me è stato bello, per il Teatro CARGO non lo so: forse avranno avuto qualche contributo in più dalla ASL 123 di Genova- Voltri per l’inserimento di un “disabile teatrale”, nel senso di un attore-negato.
Patrizio Roversi, attore