Un progetto di Laura Sicignano
Produzione Teatro Nazionale di Genova
“If you are free, you need to free somebody else. If you have some power, then your job is to empower somebody else.” Toni Morrison
È un progetto performativo e interculturale, che da febbraio a ottobre 2025 si articola in diverse tappe e culmina in uno spettacolo teatrale scritto a quattro mani da Laetitia Ajanohun, drammaturga francese di origine africana, e Laura Sicignano, con la regia di quest’ultima.
La drammaturgia nasce dai racconti e dalle esperienze delle partecipanti, in un intreccio tra teatro, danza, memoria e resistenza.
Donne che corrono è un progetto che parla di lavoro e sfruttamento, di ribellione, di femminismo e razzismo, di stereotipi e di dialogo tra differenze. Ma è anche una riflessione sul teatro stesso: luogo del margine e dell’esclusione, e insieme spazio in cui si aprono porte inattese, dove domande difficili possono indicare nuove direzioni a chi siede oltre la quarta parete.
Una scrittura a più voci, pensata per corpi femminili, che valorizza le differenze e trasforma le traiettorie individuali in un racconto collettivo.
Correre per raggiungere un obiettivo. Correre può essere una fuga. Correre è un gioco. Come possiamo continuare a correre, quando non abbiamo più la forza? Per secoli la corsa è stata vietata alle donne. La corsa può essere un mantra. Correre è un battito: il cuore che batte e i piedi che battono sul terreno. La corsa come danza. La corsa ha un ritmo: c'è musica nella corsa. La corsa è metodo, equilibrio e resistenza. Resistenza ed equilibrio delle donne. La corsa come protesta. Correre per la libertà. Vorrei riflettere sul significato della corsa delle donne oltre i propri limiti.
Nel mondo, le donne corrono in modo diverso? È possibile incrociare queste diverse traiettorie?
Laura Sicignano
Contesto
L’Italia è una società plurale: la componente straniera o di origine straniera ha ormai superato il 12% del totale. Le disparità di genere unite a quelle sulla nazionalità determinano una doppia penalizzazione che impedisce alle donne straniere una maggiore inclusione sociale e una piena emancipazione economica. A dimostrarlo sono anche i dati sull’occupazione e sulle retribuzioni.
Sul fronte scolastico, il numero degli alunni con background migratorio o complesso* nelle scuole italiane cresce a un ritmo che lascia presumere che, in circa 10 anni, si potrà arrivare al traguardo di un milione di alunni con background migratorio.
In teatro si sta affacciando una nuova generazione di artiste/i con background culturali complessi, che cercano spazio di espressione per poter rappresentare compiutamente l’evoluzione della società contemporanea.
(*) Con la formula “background culturale complesso” si fa riferimento a persone nate in Europa da genitori immigrati o da coppie miste, oppure a persone arrivate minorenni in Europa da paesi extra europei, o anche persone nate in Europa da coppie non europee.
Origine del progetto
Lo spettacolo nasce dal desiderio di rappresentare il mondo nella sua pluralità e diversità, dando voce anche a chi ha meno possibilità di esprimersi.
La collaborazione tra Sicignano e Ajanohun è stata un’avventura singolare: poche parole comuni, ma una straordinaria affinità di obiettivi, di stile e di metodo.
Il percorso di scrittura si è articolato in più fasi: dapprima a distanza, con l’elaborazione della trama e dei personaggi, poi in presenza, in una fase laboratoriale intensa che ha coinvolto attrici professioniste e cinque donne non italiane, arrivate nel nostro Paese attraverso viaggi complessi e diversissimi. Quella fase laboratoriale è stata un’occasione preziosa di ascolto. Si sono incontrati punti di vista differenti sul mondo e sulla vita. Tutte noi siamo uscite trasformate da quei dieci giorni di lavoro intenso.
Le tappe del percorso
Prima tappa – febbraio/marzo 2025: residenza a Bogliasco
Grazie alla Bogliasco Foundation, Sicignano ha potuto trascorrere un mese di residenza artistica per elaborare la trama dello spettacolo, in un contesto internazionale di artisti di diverse discipline.
Seconda tappa – marzo/maggio 2025: selezione delle partecipanti
Un avviso pubblico del Teatro Nazionale di Genova ha raccolto circa 250 candidature di artiste con esperienza di danza e, preferibilmente, con background culturali complessi. Ne sono state selezionate tre per lo spettacolo.
Successivamente, con il supporto di associazioni del territorio, sono state coinvolte cinque donne non professioniste con storie di migrazione.
Terza tappa – giugno 2025: laboratorio di narrazione di sé attraverso corpo e parola
Dieci giorni di lavoro al Teatro Nazionale, guidati da artiste con background culturali complessi (tra cui Laetitia Ajanohun e la coreografa Susannah Iheme), hanno intrecciato le esperienze di professioniste e non professioniste. Le narrazioni emerse hanno alimentato la drammaturgia dello spettacolo.
Anche attraverso questa tappa, la costruzione dello spettacolo si nutre di diverse esperienze, rappresentando un modello innovativo di creazione artistica e un luogo dove sperimentare un’idea di nuova complessa società: quale società possono contribuire a creare le donne?
Quarta tappa – settembre/ottobre 2025: prove e debutto dello spettacolo
Donne che corrono
La trama
Quattro donne diversissime tra loro lavorano in un magazzino sotterraneo di una grande multinazionale chiamata La Giungla. Il loro lavoro è sfruttato e sottopagato, e loro non sono che ingranaggi trascurabili di una macchina spietata.
Un blackout improvviso blocca le porte: restano solo le luci di sicurezza e una grande quantità di merci. La sopravvivenza è garantita, ma non è possibile uscire. Le quattro donne restano prigioniere per giorni e, in questo spazio claustrofobico dove non manca nulla se non la libertà, il tempo si dilata e i rapporti esplodono tra contrasti, discriminazioni, dinamiche di potere e rivelazioni inattese.
Cosa hanno in comune queste donne apparentemente invisibili? Tutte corrono: ognuna a suo modo, ognuna per uno scopo diverso o in fuga da qualcosa.
La corsa, nel titolo e nella trama, diventa metafora universale della condizione femminile: fuga, resistenza, caduta, ricerca di libertà.
Col passare del tempo, la storia prende una piega surreale: da quella clausura nasce anche un percorso di liberazione, che non offre risposte ma apre domande.
Quando la luce ritorna e le porte si spalancano, nulla è più come prima.