Mercenari s.p.a.

2006

Di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci

Ideazione e regia di Laura Sicignano

Con Riccardo Croci, Marco Pasquinucci, Maurizio Sguotti ed Esmeralda Sciascia, percussioni dal vivo Lorenzo Capello

Scene e costumi di Francesca Marsella

Musiche originali di Enzo Monteverde

Crediti

Ogni riferimento a fatti, persone, cose non è puramente casuale. Notizie, dati, informazioni riportate in questo spettacolo sono frutto di un anno di studi e ricerche. Poco o nulla è inventato. E così stralci di interviste, annunci economici, testimonianze, registrazioni audio, brani di articoli e saggi, tutti rigorosamente veri, vanno a comporre i segmenti del mondo che Mercenari S.p.a. vuole raccontare. Il tema delle compagnie militari private è venuto prepotentemente alla ribalta quando il 31 marzo 2004 nella città irachena di Falluja quattro operatori di sicurezza di una società statunitense sono stati trucidati dalla folla. In quell’occasione il mondo si è accorto che, accanto agli eserciti regolari, una guerra parallela veniva combattuta dagli eserciti privati. Qualcuno li chiama con disprezzo mercenari, altri li definiscono nuovi soldati di ventura. Nonostante lo stereotipo negativo che aleggia sui mercenari, negli ultimi dieci anni l’offerta di servizi bellici da parte di grandi compagnie private, vere e proprie multinazionali della guerra, è esponenzialmente aumentata in tutto il mondo, seguendo il flusso di molte altre merci e servizi, dal primo mondo al terzo, dagli ex-paesi colonialisti alle ex-colonie. Il giro d’affari che ruota intorno a queste nuove aziende della guerra si aggira intorno ai 100 milioni di dollari l’anno. I lavori sporchi possono essere privatizzati. Occorrono Rambo privati pronti a tutto. Tutto senza regole. Questa è una nuova guerra, ma diversa da quelle che hanno contraddistinto il Novecento. Questa è una guerra globale, fuori dalle regole del diritto internazionale e senza limiti di carattere etico o spaziale. Una guerra dove oltre il 90% delle vittime sono civili. Oggi in Iraq ci sono 30.000 mercenari. Si tratta della seconda forza militare presente nel paese, seconda solo all’esercito USA e superiore all’esercito britannico (che conta 9000 uomini). In Mercenari S.p.a. non c’è una storia, ma le macerie di tante storie: lo spettacolo si compone di schegge, frammenti, flashes, in una sorta di zapping sugli scenari del mondo. Una drammaturgia non narrativa, ma analogica, una sdrammaturgia, che suggerisce l’idea di un universo complesso, sfuggente, in continuo movimento, dove i protagonisti, i responsabili, sono celati da maschere. Nella prima parte dello spettacolo si muovono sulla scena i manager delle multinazionali, impegnati a organizzare, programmare, reclutare, pianificare a giocare alla guerra che altri vivranno sulla pelle. Poi ci si sposta sul teatro di guerra, dove agiscono i mercenari in un crescendo che va dall’ordine al disordine, dal bello al brutto, dalla luce al buio. E infine la parola è lasciata alle vittime, alla voce di chi subisce violenza, brutalità e morte che la guerra porta con sè. Lo spettacolo è come una macchina che funziona senza un senso comprensibile, e senza che nessuno la possa fermare, un meccanismo insondabile e inarrestabile: azioni reiterate, movimenti ripetuti, gesti replicati e oggetti-relitti che riempiono la scena, che cadono dall’alto e ondeggiano minacciosi, che vengono messi in ordine e in disordine incessantemente. In scena tre attori, una cantante, unica presenza femminile, e un percussionista, si muovono in una scena che mescola elementi industriali e primitivi, recitazione e musica dal vivo, aprendo squarci su uno scenario contemporaneo inquietante, apparentemente lontano dalle nostre vite, ma in realtà vicinissimo.

Appunti ritrovati su un foglietto per lo spettacolo

Questioni di grande attualità: ogni giorno una notizia nuova dall’Italia e dall’estero. Il primo spettacolo così esplicitamente legato al presente: gli altri parlavano del presente in modo più mediato e allusivo. Prosegue un discorso sulla storia, che arriva con questo spettacolo alla “cronaca”. Scenografia ispirata a Beuys e FLUXUS. Informazioni e dati sulla questione: le informazioni e i dati sono “spettacolari”, cioè nudi e crudi fanno già “spettacolo”, per quanto sono eclatanti. Spettacolo “globale”: scenari di guerra dalla Sierra Leone, all’Iraq, alla Colombia. La cantante unica presenza femminile, un’icona vocale, alla fine appare come una sposa piangente, le donne vittime dei conflitti. Poi, alla fine, un bambino che cerca tra le macerie i pezzi delle cose che gli servono per sopravvivere e si costruisce un piccolo tetto con le macerie. Tutte le scene sono tratte da episodi reali.

Sinossi
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