Bianco & Nero

2013

Testo e regia di Laura Sicignano

Con Irene Serini e Emmanuel Ansan Osaro

Scene di Laura Benzi

Costumi di Maria Grazia Bisio

Musiche originali e video Giacomo Gianetta, Luca Serra, Matteo Spanò

In collaborazione con il Conservatorio “Niccolò Paganini”

Consulenza scientifica Prof. Alberto Diaspro

Crediti

Cosa è diverso e cosa normale? Che rapporto c’è tra quanto viene definito bello o brutto e la diversità? Esistono le “razze”? Che rapporto c’è tra specie e specie? In scena una donna e un uomo. Una bianca e uno nero. Uno alto e una bassa. Un’adulta e un ragazzo. Uno grosso e una piccola. Uno spettacolo sulle diversità, gli opposti, gli scontri, gli incontri, il dialogo e i monologhi, poche parole, molta azione, musica, video, perché c’è poco da dire, ma molto da fare: cosa succede quando due diversità si trovano dentro il cerchio magico della scena? Il teatro è un piccolo mondo che rispecchia il grande mondo, con le sue contraddizioni: a volte pone domande, a volte suggerisce soluzioni. E’ un piccolo mondo chiuso, ma aperto al grande mondo. E’ un luogo necessario, se si tratta di questioni necessarie nella nostra vita quotidiana. E qui si tratta delle diversità belle e difficili che la nostra epoca così complessa, globale e locale, ci impone di affrontare. Lo faremo con delicatezza e ironia, ma evitando ogni retorica. Il teatro è anche graffiante, se è buon teatro. Il grande mondo spesso non è buono con chi è “diverso” (diverso da cosa? Normale rispetto a che?). A volte sì.

Note di regia

Un percorso coerente non si costruisce a tavolino, ma nasce spontaneamente come la vita. Il progetto con i giovani rifugiati è nato strada facendo.

Sbarco
Abbiamo iniziato due anni fa a lavorare con un gruppo di ragazzi, appena arrivati da soli da Paesi lontani, non solo nello spazio, ma anche nella mentalità. Erano sbarcati in Italia dopo viaggi difficili. I ragazzi erano ospitati a Genova in 2 comunità d’accoglienza per minori non accompagnati e richiedenti asilo. Questi ragazzi nel teatro hanno avuto un incontro importante e il teatro ha avuto un incontro importante grazie a loro. Il primo dialogo non è stato facile. È stato un conflitto tra culture, generi e generazioni. Loro non sapevano cosa fosse il teatro e soprattutto chiedevano a cosa servisse. L’impatto è stato subito delimitare un confine tra “noi” e “loro”: noi europei (anzi, europee, il Cargo è formato per lo più da donne) e loro, stranieri, loro maschi e noi femmine, noi adulti e loro ragazzi. Ragazzi diffidenti e molto arrabbiati con la vita, abituati ad essere imbrogliati, abbandonati, feriti.
“Cosa vogliono da noi queste strane donne adulte europee che comandano?
Cosa facciamo in questa inutile scatola nera, che ha delle regole come il calcio, ma non serve a fare ginnastica e solleva il polverone dei pensieri brutti e delle emozioni cattive, roba che preferiamo tenere nascosta? ”
Ci siamo studiati con reciproca curiosità e ostile diffidenza per mesi.

Odissea dei ragazzi è nato su queste basi, ma è cresciuto poi sulla fiducia, la simpatia, la gioia di avere trovato un linguaggio comune, in mezzo alla selva di 6 lingue e culture diverse. Dalla rabbia è scaturita una grande energia. Dallo scontro la potenza dello spettacolo. Alcuni hanno mostrato anche il loro lato fragile, con grande coraggio. I ragazzi hanno trovato il loro primo contratto di lavoro in Italia. Odissea è la storia di Omero rivissuta sulla pelle di questi Ulisse contemporanei. Viaggi, abbandoni, lutti, amori, recuperi, guerre, rivincite, finalmente pace.

Bianco&Nero vede in scena Emmanuel, uno dei ragazzi di Odissea, nigeriano, ora maggiorenne e Irene Serini, un’attrice professionista italiana del Nord, bionda, di cultura europea. Lo spettacolo non può prescindere da Odissea, ne è figlio. Nasce da conversazioni tra attori e regista durante le prove, situazioni di scontro e confronto realmente avvenute durante il precedente lavoro di Odissea. Si mette in scena la differenza tra mondi molto diversi, che stentano a dialogare.
“Voi non potete immaginare cos’è Africa.
Noi non potevamo immaginare cos’è Europa”, dicono i ragazzi.
Noi non capiamo niente, penso io: siamo troppo rimpinzati di immagini tv, di barche che affondano e corpi che riemergono improvvisamente, addirittura “cittadini italiani”, solo ora che sono morti, però. Ondate emotive tanto intense quanto effimere, quelle della tv.
Stranieri. I barbari. Mammaliturchi. Che paura. Che pietà.

Dialogo
Una donna occidentale, androgina, ironica, tormentata, piena di dubbi e di possibilità incontra un giovane africano, indiscutibilmente certo della propria virilità e dei propri valori, con poche strade aperte nella vita, se non quelle che si conquisterà con i denti e con la testa. Regole diverse, punti di vista opposti, un altro ordine del mondo e dei valori. Spesso le diversità sono inaccettabili, intollerabili. Per “noi” e per “loro”. La differenza fa girare la testa, lascia allibiti, capovolge le nostre certezze. Possiamo cambiare? Dobbiamo cambiare? Cosa è tollerabile e accettabile? Il ruolo della donna e il rapporto tra i generi è diverso. Il rapporto con Dio, il valore della vita, dell’acqua, dell’aria, del denaro e con la continuazione della specie cambia. Possiamo parlarne all’infinito, ma poi? Chi cambierà idea? Esiste un punto di incontro tra il bianco e il nero? La bellezza sta nel dialogo continuo, nell’imperfezione della ricerca.

Spostamento
Poi si alza lo sguardo al cielo e il bianco e il nero diventano solo luce e buio, qualcosa di molto più grande di noi, tra le galassie e gli oscuri spazi interstellari, qualcosa di sovrumano e inconcepibile.
O forse il bianco e nero sono solo categorie mentali di una cultura che a breve sarà davvero globale e unica. Allora forse al mondo in bianco e nero si sostituirà un unico modello colorato e mediatico. Non sappiamo se ci calzerà, se dovremo farcelo piacere, se ci entusiasmerà, se sarà comprensibile solo alle prossime generazioni…
Noi non sappiamo niente. Loro pensano al presente, non al futuro. Eppure il futuro sono loro.

Ripartenza
Dall’incontro con i ragazzi di Odissea “noi” abbiamo cambiato molte cose. Anche “loro” sono cambiati, ognuno a modo suo. Il teatro forse non sarà il lavoro per tutta la vita per tutti, forse per alcuni, forse per nessuno. Il teatro è un lavoro di lusso che non tutti i giovani si possono permettere oggi. “Noi” pensiamo che sia molto difficile prescindere da questi incontri umani e veri per fare teatro, oggi; che non abbia molto senso fare questo lavoro (che non è un lavoro), senza guardare fuori dal teatro, senza sporcarsi la faccia di nero. Ci siamo lasciati il segno.
Ognuno andrà per la sua strada prima o poi: Ulisse riparte sempre. I ragazzi resteranno in Italia? Dove andranno? Torneranno a casa, un giorno? Il loro destino è di movimento. Il mondo per loro è più piccolo. Partiranno. Altri ne arrivano, tantissimi, sempre di più. Questi partono. Ma per un bellissimo momento ci siamo guardati negli occhi cercando di parlare e di capire. Bianco&Nero racconta questo momento.

Orizzonti
Il progetto con i giovani rifugiati proseguirà nel 2014 con la produzione del testo Compleanno Afghano (Premio Etica in Atto e Premio Pervocesola) scritto a 4 mani da Ramat Safi, 18 anni, scappato da solo a piedi dall’Afghanistan e Laura Sicignano.

Un commento
Già “bianco & nero”… una apparente pregiudiziale distanza di idee, opinioni, abitudini, credenze, ideali e valori centrifugati su un semplice e vuoto palco, espressività quasi esagerata per creare un dialogo di opposti ma è tutta apparenza… questi vengono piano piano smontati fino a creare disagio e confusione…la stessa confusione della vita… biondo platino e nero profondo si fondono in un crescendo di apparenti contraddizioni per cercare di fissare valori di vita quando i valori sono individuali e mai condivisibili se non per abitudine o convenzione….
La lotta dei moci..quasi a sottolineare sul legno del palco la prevalenza di uno sull’ altra…. strofinando con violenza… fino all esaurimento delle forze…
Non vince nessuno…non può vincere nessuno..se non la forza dirompente di un teatro di provocazione che mette insieme una professionista e un dilettante..cosi pieno del suo ruolo da spiccare sullo sfondo delle nostre incancrenite abitudini e idee come una luce diversa che illumina per un attimo e spaesa come un faro che ruota ed a ogni giro da colore alle coscenze… il colore del nero…
E tutto scorre.. in un pomeriggio di novembre..lasciando un po’ di amaro sotto un sorriso… amaro che riflette l incertezza delle nostre convinzioni di ometti e donnine bianchi… bianchi ma sporchi… ricchi ma poveri… sicuri ed incerti… incapaci di mettere insieme tutti i messaggi in un pensiero che stia in piedi…
C’è da interrogarsi alla fine dello spettacolo… se non esista in realtà un neroplatino… tutto attaccato… in ognuno di noi…ogni volta che di fronte a un valore ci chiediamo davvero cosa valga…cosa valga la pena… ancora non lo so… e quando lo sapremo saremo…morti
…bravi! brava Irene, bravo Emanuel, brava Laura…regalaci altre emozioni…facci pensare…il teatro deve servire anche e soprattutto a sottolineare la forza delle differenze… con impatti anche forti..forti da far male…
WALTER BIELLI, uno spettatore

Sinossi
Rassegna stampa
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