Il testo è nato nell’ambito di un progetto del Teatro Cargo, iniziato nel 2011 con un gruppo di giovanissimi rifugiati giunti dai paesi più difficili di Asia e Africa. Questi giovani erano arrivati in Italia, dopo drammatici viaggi, fuggendo da guerre e persecuzioni. Laura Sicignano ha creato tre spettacoli scritti con loro, recitati con loro, accanto ad attori professionisti. Questa è l’ultima tappa di questo entusiasmante dialogo.
Teatro Cargo
Uno spettacolo tutto al maschile, con interpreti di potente intensità espressiva, in uno spazio astratto, visionario, animato da suoni e immagini che dialogano con il testo, dove si consuma l’ultimo atto di un martire silenzioso,sconfitto, ma titanico. Uno spettacolo sui grandi interrogativi del potere in rapporto all’individuo.
Emma resta un personaggio universale in cui molti possono ancora identificarsi, per la sua acuta sensibilità, per il suo desiderio d’amore, per la fragilità che la conduce a cadere nei tranelli della vita. Soffrire ogni giorno per qualcosa che manca, attendere quel che non arriverà mai sono malattie sottili, ma micidiali.
L’amore si puó fingere. Basta avere la fantasia di uno scrittore e l’abilità di un commediante. Liberamente ispirato al romanzo di Choderlos de Laclos.
Con una riflessione su finzione e realtà, identità e maschere, sentimenti e ipocrisia, lo spettacolo descrive l’ambiente del teatro e il divismo che non si arrende di fronte a nulla, ma anche l’incapacità (o il terrore?) di fare i conti con la propria età, con il tempo che passa: assolutamente attuale.
In comunità all’inizio stai fermo e zitto perché è come prigione. Dove vai? Non sai la lingua. Non conosci la città. Non hai amici. Allora stai dentro. Io volevo stare sempre nel letto. Se ci penso era uguale a quando eravamo in Iran. In Iran sono stato 3 mesi in una casa da cui non potevo uscire mai...
Il mondo non è in bianco e nero, ma prevede un’imperscrutabile scala di sfumature. Questo vale per la natura, il pensiero, l’infinita gamma dell’essere e del sentire. La diversità è all’origine della vita.
Per ricordare il 70esimo della deportazione del rabbino di Genova Riccardo Pacifici che si rifiutò di abbandonare la sinagoga e la sua comunità per morire ad Auschwitz.
Sono arrivati in Italia da soli dopo viaggi indescrivibili. Sono ragazzi. Sono stranieri. Sono una forza della natura. Dopo un lungo percorso di lavoro va in scena la loro Odissea.
Circa il 70% delle carcerate sono in prigione per crimini non violenti. Circa il 90% ha figli. I motivi per cui sono recluse sono la povertà e la droga.
La stesura del testo parte dalla ricchissima bibliografia dedicata a Giovanna D'Arco e Gilles de Reis, per costruire una drammaturgia originale, ricca di spunti per una riflessione sull’attuale ritrovata esigenza di spiritualita’ nel contesto di sempre piu’ estremo materialismo del mondo contemporaneo.
Un’apocalittica onda ha sommerso l’Europa. Sulla superficie del Mediterraneo galleggiano relitti di un mondo che non c’è più. Su uno yacht sono rimasti due uomini. Si detestano, ma devono convivere sulla barca finché qualcosa o qualcuno li salvi...